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Raccolta di materiale interessante

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Post by Ninus Thu 15 May 2008, 10:43

Vabbè ormai l'Italia è definitivamente fuori dall'Ue da molti punti di vista quindi che dire? Secondo me conviene valutare se entrare o meno nella comunità delle nazioni del sud america, così si decide definitivamente di emigrare in Europa.
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Post by Shelby Sat 17 May 2008, 13:59

Da il Corriere della Sera

Venti colpi di pistola per un imprenditore
che aveva denunciato clan dei Casalesi


Ucciso Domenico Noviello, di 65 anni, originario di San Cipriano. Nel 2001 denunciò un tentativo di estorsione

CASERTA - Un altro mortale agguato camorristico nel Casertano, ed ancora una esecuzione con una inaudita ferocia: 20 colpi di pistola calibro 38 e calibro 9, l'ultimo dei quali alla testa, quasi certamente per una vendetta nei confronti di un testimone di giustizia, Domenico Noviello, di 65 anni, originario di S.Cipriano d'Aversa, ma residente a Castelvolturno, sul litorale casertano. L'uomo, in località «Baia Verde» gestiva, insieme con uno dei suoi tre figli un'autoscuola e si accingeva ad aprirne un'altra nella vicina Pinetamare.

LA DENUNCIA - Noviello, nel 2001, denunciò un tentativo di estorsione ai suoi danni da parte di un gruppo di affiliati al clan camorristico attivo nella zona, quello capeggiato da Francesco Bidognetti, detto «Cicciotte e mezzanotte» contribuendo alla cattura ed alla condanna di cinque persone, tra cui i fratelli Alessandro e Francesco Cirillo e Pasquale Morrone, quest'ultimo morto qualche anno fa per cause naturali. I fratelli Cirillo e gli altri indagati sono stati, poi, scarcerati ma alcuni di loro sono stati nuovamente arrestati per altre estorsioni portate a termine ai danni di operatori economici della zona.

I CASALESI - Le modalità dell' agguato confermerebbero, dunque, l'ipotesi di un nuovo gesto dimostrativo del clan camorristico dei Casalesi nei confronti di un'altra persona che ha osato sfidarli dopo i gravi episodi delle ultime settimane a cominciare dall'agguato ad Umberto Bidognetti, padre di Domenico, ucciso il 2 maggio scorso, per continuare con l'incendio appiccato alla fabbrica di materassi di Pietro Russo, presidente dell'associazione antiracket della provincia di Caserta, che aveva denunciato i suoi estorsori, per continuare con le minacce allo scrittore Saviano, alla giornalista Capacchione e al magistrato Cantone.

L'AGGUATO - L'imprenditore, secondo una ricostruzione dell'agguato, da parte dei magistrati della DDA di Napoli che coordinano le indagini, affidate alla Squadra Mobile di Caserta ed agli agenti del locale commissariato, procedeva, come solitamente faceva ogni mattina, a bordo di una Fiat Panda, per raggiungere l'autoscuola. Si sarebbe fermato di lì a poco, al bar, poco distante dal luogo dell'agguato, per prendere il caffè, quando sono entrati in azione i sicari (non si sa se in auto o in moto, perchè non vi sono testimoni). Noviello, accortosi della presenza dei sicari ha fermato l'auto e tentato di fuggire dal lato passeggeri, ma non ha avuto scampo. Con almeno due pistole i sicari hanno raggiunto e gli hanno scaricato contro 20 colpi, di cui uno alla testa, uccidendolo.

LE INDAGINI - DDA e Polizia hanno già fermato ed interrogato alcuni esponenti di clan camorristici della zona. L'imprenditore, potrebbe essere stato ucciso per vendetta, per avere denunciato il tentativo di estorsione ai suoi danni e testimoniato nel processo contro gli affiliati al clan. Gli investigatori, comunque, stanno verificando le attività di Noviello, che oltre nel settore delle pratiche automobilistiche aveva interessi anche in quello immobiliare.


Last edited by Shelby on Sat 17 May 2008, 14:07; edited 1 time in total
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Post by Ninus Sat 17 May 2008, 14:04

Pensando al fatto che Messina sia uguale ma con più pace tra i clan rispetto a Napoli non mi va di andare a votare per le elezioni Comunali/Provinciali.

Come detto nel post aperto da Giampiero Genovese utilizzerà la bruttissima moltiplicazione di liste civiche/civetta/assegna consiglieri/capisci meglio chi ha votato per te e chi no, utilizzata dalla destra eversiva (ora Pdl) alle scorse elezioni.
Inoltre farà anche lui la raccolta voti in cambio di borse della spesa...

Perchè votare Genovese (che inoltre ha il conflitto d'interessi con Franza, ha rotto con la sinistra, è deputato nazionale e segretario regionale del Pd ed è un ex Udc)??

C'è poco da fare...ci vorrebbero 10 Falcone-Borsellino per riprendere la sitazione, e non sto parlando di aeroporti...
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Post by Shelby Sat 17 May 2008, 14:34

Ci vorrebbe un maggiore senso di democrazia nella gente.
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Post by Shelby Sat 17 May 2008, 14:41

Da Peace Reporter

Italia 'invasa' dai rom? Leggete qui

In Ue sono 9-12 milioni. Circa 300 mila vivono in Francia, 300 mila nel Regno Unito (300 mila), 800 mila Bulgaria, Spagna e Ungheria. Italia al quattordicesimo posto

Non esiste un’unica popolazione rom o “zingara” e non esiste soprattutto ancora un censimento ufficiale in Europa su di loro. Secondo gli studiosi, le popolazioni rom sono infatti una «galassia» di minoranze che però non hanno la stessa storia, né una cultura omogenea o un'unica religione. In comune hanno una lingua di ceppo indiano, anche se i diversi gruppi parlano dialetti con molte differenze, dovute ai molteplici prestiti linguistici mutuati dal Paese in cui si sono radicati. È difficile quindi stimare quante persone appartengano a questa galassia di minoranze. Si parla di dodici-quindici milioni di individui in tutto il mondo: la maggior parte vive in Europa di cui il 60-70% nei Paesi dell'Est.

In genere i rom provengono dall’est, mentre a ovest troviamo i sinti, i manus, i kale, i romanichals (o romanicèls), con esigue minoranze di rom. Si tratterebbe quindi di una «minoranza diffusa», dispersa e transnazionale. In questa situazione si complica quindi la definizione dei diritti dei rom. Secondo uno studio pubblicato da Aggiornamenti sociali, mensile gesuita, su scala nazionale, i rom e i sinti acquisiscono diritti esclusivamente come individui, quando sono riconosciuti cittadini di uno Stato (e risultano quindi «territorializzati», almeno a questa scala). I rom non hanno una patria comune, né tanto meno una terra promessa ove fare ritorno. Subiscono le conseguenze della concezione di Stato-nazione moderno che consiste nell'identificare luogo e cultura, intrappolando persone e istituzioni entro schemi territoriali che non permettono di rendere conto di tutte le situazioni.

In Europa si calcola che viva un gruppo di circa 9-12 milioni di persone e in qualche paese del centro e dell'est europa (Romania, Bulgaria, Serbia, Turchia, Slovacchia) arrivano a rappresentare fino al 5% della popolazione. In base alle informazioni che abbiamo a disposizione, si può dire che la Romania guida la classifica dei paesi con maggior numero di gitani: l'ultimo censimento ufficiale per la Romania (2002) parlava di una minoranza che si aggira tra il milione e 200 mila e i due milioni e mezzo. Seguono Bulgaria, Spagna e Ungheria a pari merito (800 mila), Serbia e Repubblica Slovacca (520 mila), Francia e Russia (tra i 340 e 400 mila; ma secondo il rapporto di Dominique Steinberger del 2000 in Francia vivrebbero almeno un milione di zingari, Regno Unito (300 mila), Macedonia (260 mila), Repubblica ceca (300 mila), Grecia (350 mila). L'Italia è al quattordicesimo posto con una stima, ufficiosa in assenza di un censimento, che si aggira sui 120 mila. Sappiamo che oggi quel numero è salito fino a 150-170 mila.


Angelo Miotto

Tratto da Redattore Sociale
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Post by Shelby Sun 18 May 2008, 22:22

Da Articolo 21

La solitudine di un ragazzo che chiede aiuto ai giornalisti


di Claudio Lazzaro

Oggi, sabato 17 maggio, ho ricevuto questa e-mail, che vi giro, perché credo che parli di un sentimento diffuso tra i giovani (ne sto ascoltando tanti, in tutta Italia, nei miei giri per presentare Nazirock). “Gentile signor Lazzaro”, mi scrive Francesco Vincini. “Ho di recente avuto l'occasione di vedere il suo documentario intitolato Nazirock. Non le scrivo per farle i miei complimenti per lo splendido lavoro o per il suo coraggio e la costanza nel tentare di rendere evidente un problema che da qualche anno a questa parte si sta ingrossando in modo spaventoso.
Le dico spaventoso perchè forse è l'aggettivo con cui meglio potrei riuscire a descrivere questa situazione. Che inizia proprio a spaventarmi. Per questo sento il bisogno di scriverle. Questo è il mio sfogo, non le chiedo di rispondermi, solo di leggerlo.

Io vivo in una piccola città di provincia, Piacenza. Come può ben immaginare qui i giovani più o meno si conoscono tutti, almeno di vista, ed è facile aver modo di parlare in diverse occasioni. Lei, citando Pasolini, diceva che bisogna parlare ai giovani di destra, non identificarli come un male irrimediabile. Nel suo immenso genio Pasolini certo diceva una sacrosanta verità, ma l'incomunicabilità tra diversi pensieri politici, portata allo stremo dalla figura di Berlusconi, ha scavalcato i muri del mondo politico e sta drammaticamente coinvolgendo anche il mondo dei cittadini, delle persone.
Oggi non è più possibile avere una civile e normale discussione nemmeno tra noi giovani (io ho 21 anni). Ognuno se ne sta rintanato nel proprio gruppo facendo finta che l'altro non esista, che sia una incarnazione irrimediabile del male, e lo evita come la peste. Molti altri, semplicemente, se ne fregano proprio.
Persino i movimenti politici dei giovani di sinistra sono troppo occupati o a piangersi addosso o a mantenere quella loro aria da intellettualoidi pieni di sè e della loro cultura. Non si stanno accorgendo che il fascismo in Italia è tutt'altro che scomparso e non basta a combatterlo un concerto in una cooperativa o un corteo all'uscita di scuola.
Troppo intenti a difendersi da attacchi e insulti del centrodestra e a litigare tra di loro, quelli di sinistra hanno perso la capacità di parlare con la gente e soprattutto di rendere le persone consapevoli, dare loro occhi con cui orientarsi e orecchie per comprendere questa società.
Io credo che il suo film e quello precedente, Camicie Verdi, riassumano perfettamente il mio modo di vedere e di pensare e credo che siano essenziali ed indispensabili per dare una speranza a giovani che, come me, non ne hanno quasi più.
Gruppi politici come Forza Nuova esisteranno sempre, non è compito suo risolvere il problema, ma come giornalista e regista il suo compito è quello di fare vedere le cose e parlare con la gente. Un tempo la sinistra era vicina al popolo, ora lo siete voi, rari giornalisti, malgrado molte difficoltà.
Quindi a noi non resta che fare un appello a lei e a tanti altri uomini che svolgono un lavoro come il suo. Non smettete mai di parlarci, nonostante le paure, le querele, le diffamazioni, gli insulti. Siete forse l'unica speranza che noi giovani abbiamo per credere di poter un giorno cambiare qualcosa. Abbiamo dimenticato i modi in cui si può comunicare, dovete insegnarceli di nuovo, con costanza e pazienza.
Potrei dire molte altre cose riguardo al problema di questi partiti di estrema destra, ma sarebbe inutile dato che molte le ho intuite e comprese con il suo film e attraverso gli ideali trasmessi dalla mia famiglia. Credo che la sola vera identità nazionale, che questi neofascisti dicono di voler difendere, sarebbe l'essere veramente consapevoli della storia del proprio paese, custodirla dentro ognuno di noi senza dimenticarla, senza permettere al tempo e alla mala fede di insinuare dubbi su verità tragiche come le lotte di liberazione e la Resistenza.

Per concludere, mi auguro che un giorno lei possa venire qui a Piacenza per parlare del suo lavoro e continuare ad insegnarci come usare l'arma più potente del mondo: la comunicazione. Grazie per l'attenzione e scusi per essere stato prolisso e qua e là confuso”.

Francesco Vincini


A Francesco non so cosa rispondere. So che un giornalista da solo può fare ben poco.
Purtroppo a dargli le risposte è la realtà di questo Paese. Leggo i giornali di oggi.
L’Unità a pagina 4 dà notizia che a Monreale, accanto ai souvenir, vendono le mazze e i manganelli con lo stemma del Duce. Le stesse mazze con cui a Figline, pochi giorni dopo il pestaggio omicida di Verona, una banda di cinque ragazzi ha percossa a sangue due kossovari, rischiando di fare un’altra vittima in pochi giorni (la stampa nazionale non ha nemmeno dato la notizia).
Tre notizie le prendo da Repubblica. Cronaca di Roma: uno studente ferito a San Giovanni. Lo fermano per strada, gli chiedono se fa parte dei collettivi di sinistra. Risposta affermativa. Lo riempiono di botte colpendolo in faccia coi caschi.
Sempre in cronaca di Roma, oggi, la lettera di Alessandro Loppi: “Mia madre è uscita piangente dall’Ufficio per la contestazione delle multe. C’è stato un litigio, è arrivato un agente, ma quelli che aspettavano in coda lo hanno accolto a braccio teso, urlando slogan fascisti. Mia madre non credeva ai propri occhi”.
In cronaca nazionale, a Verona, Roberto Bianchini intervista una testa rasata. “Nicola Tommasoli è morto per sbaglio”, spiega uno di quei ragazzi che fanno le ronde per ripulire il centro storico da immigrati e diversi (proprio come i cinque che hanno pestato a morte il povero Nicola). “E’ stato un incidente, non volevano ucciderlo, solo dargli una lezione. Il nazifascismo non c’entra”.
Uno dei cinque di Verona si era candidato con Forza Nuova, un altro volantinava in difesa di Luigi Ciavardini, condannato per la strage di Bologna e per l’assassinio di un magistrato, militante di Terza Posizione, l’organizzane neofascista fondata da Roberto Fiore, leader di Forza Nuova.
Il simbolo di Terza Posizione assomiglia a una svastica. I pestaggi continuano. Le cronache nazionali non ne danno conto. Qualcuno avrà esito mortale. “E’ stato un incidente. Il nazifascismo non c’entra”.

Claudio Lazzaro
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Post by Ninus Mon 19 May 2008, 01:33

In Europa c'è un problema di crescita del razzismo e anche dle neofascismo e neonazismo. Ricordiamo tutti le ventate di Le Pen alle penultime elezioni presidenziali e della lista Pym Fortuyn nei Paesi Bassi durata soltanto due anni.

In Germania alle elezioni per i Lander del 2004, per la prima volta la Deutsche Volksunion (DVU) e il National Democratic Party (NPD) superano lo sbarramento del 5% entrando nei parlamenti di Brandeburgo e Sassonia mentre in quelle del 2006 sono entrati anche in quello di Meclemburgo-Pomerania Anteriore.

Riporto un articolo del Corriere dove si dice:

RISULTATI - In Sassonia l'Unione cristiano democratica (Cdu) del premier regionale Georg Milbradt, al governo finora da sola nel Land, ha perso la maggioranza assoluta precipitando dal 56,9% del '99 al 41,1%. Il premier non potrà quindi più continuare a governare da solo ma dovrà trovarsi un alleato.
Forte avanzata invece dell'estrema destra dell'Npd, schizzati dall'1,4% di colpo all'9,2%, veri vincitori in termini assoluti. È la prima volta in 36 anni che il Partito nazionaldemocratico tedesco entra in un parlamento regionale in Germania. Salgono di un punto percentuale (al 23,6%) anche i post-comunisti del Pds. L'Spd di Schroeder scende dal 10,7% al 9,8%.

BRANDEBURGO - Nel Brandeburgo, area che circonda la capitale federale Berlino, la Spd del premier regionale Matthias Platzeck ha ottenuto 31,9% rispetto al 39,3% nel '99 e la Cdu del vice premier Joerg Schoehbohm al 19,4% rispetto al 26,6%. Governavano il lander insieme, e potranno continuare a farlo. Qui l'Unione del Popolo tedesco, un'altra formazione d'estrema destra, ha ottenuto il 6,1%, e i post-comunisti della Pds segnano una forte avanzata scalzando la Cdu dal secondo posto e passando dal 23,3% al 28%.

Le elezioni, che hanno riguardato un terzo degli elettori nei
Laender dell'est, erano le prime dopo le massicce proteste in
atto da sei settimane in tutta la Germania, ma soprattutto a
est, contro le riforme del mercato del lavoro dette 'Hartz IV'
del governo rosso-verde del cancelliere Schroeder.

PROTESTE A DRESDA - In serata, dopo la diffusione dei risultati, centinaia di manifestanti si sono radunati sotto la sede del Parlamento regionale della Sassonia a Dresda scandendo slogan contro i partiti neonazisti. Alcuni cartelli dicono «Meglio turisti che nazisti», «Fuori i nazisti», «I nazisti ci costano posti di lavoro». Inoltre per protesta contro l'Npd, i leader degli altri partiti hanno abbandonato le trasmissioni televisive di analisi del voto sulle reti pubbliche Ard e Zdf.

Pensate, qui si tratta non di partiti xenofobi, ma addirittura neonazisti che entrano in parlamenti locali.

In Norvegia alle ultime elezioni vinte dai Laburisti (che formeranno un governo con la Sinistra e con i centristi agrari) il Partito del progresso (xenofobo) ha raccolto oltre il 20%, diventando il secondo partito norvegese (presente da più di 10 anni in parlamento).

In Danimarca il Partito del popolo danese è presente in parlamento da una decina d'anni e dal 2001 appoggia i governi Rasmussen (liberali - conservatori) dall'esterno, influendo sulle riforme delle leggi sull'imigrazione e sull'acquisto di cittadinanza.

In Svizzera alle ultime elezioni il Partito del popolo svizzero è diventato per la prima volta il primo partito svizzero, superando socialdemocratici, liberali e cristiano-democratici, con una campagna sulla "lotta allo straniero".

In Austria l'Fpo è il terzo partito da sempre, includendo un'area liberale ed una nazionalista e xenofoba uscita dal 2005, quando Haider ha formato il Bzo, partito ultra-nazionalista e xenofobo.

Sappiamo la situazione italiana, ossia Lega nord all'8% e al governo e Alleanza nazionale (anche se è più moderata rispetto ai partiti di estrema destra europei).

Insomma c'è un vento brutto, ma proprio brutto che svilisce i valori della democrazia, dell'antifascismo e della civile e pacifica convivenza.

L'editoriale di oggi di Eugenio Scalfari su Repubblica fa pensare quando cita Toqueville:

"Nella vita di ogni popolo democratico c'è un passaggio assai pericoloso, quando il gusto per il benessere materiale si sviluppa più rapidamente dell'abitudine alla libertà. Arriva un momento in cui gli uomini non riescono più a cogliere lo stretto legame che unisce il benessere di ciascuno alla prosperità di tutti. Una nazione che chieda al suo governo il solo mantenimento dell'ordine è già schiava in fondo al cuore e da un momento all'alto può presentarsi l'uomo destinato ad asservirla. Non è raro vedere pochi uomini che parlano in nome di una folla assente o distratta e che agiscono in mezzo all'universale immobilità cambiando le leggi e tiranneggiando a loro piacimento sui costumi. Non si può fare a meno di rimanere stupefatti di vedere in quali mani indegne possa cadere anche un grande popolo".

Secondo me la Tv e la mancanza nei media e l'egemonia "culturale" della lotta tra popoli in concorrenza, degli stranieri che rubano il lavoro e scambiando l'ordine pubblico con le politiche sull'immigrazione e con le politiche economiche e commerciali (chiedendo dazi) ha influito parecchio. La cosa bella è che sono false e possono essere smentite facilissimamente con dati alla mano. Purtroppoquando certi messaggi sbagliati passano non c'è niente da fare. Dopodichè quando la gente viene tartassata, se poco istruita o disinformata cade nella trappola, ed il gioco è fatto.

Insomma 20 anni di Tv commerciale, di imbarbarimento dle senso comune e di dilagante ignoranza portano i frutti quali violenza e ricerca di un capro espiatorio.
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Post by ilSignorCarlo Wed 21 May 2008, 13:37

Se quella notte, per divin consiglio, la Donna Rosa,

concependo Silvio,

avesse dato ad un uomo di Milano,

invece della topa il deretano

l'avrebbe presa in culo quella sera

sol Donna Rosa e non l'Italia intera.


(Roberto Benigni)
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Post by Shelby Wed 21 May 2008, 23:21

ilSignorCarlo wrote:
Se quella notte, per divin consiglio, la Donna Rosa,

concependo Silvio,

avesse dato ad un uomo di Milano,

invece della topa il deretano

l'avrebbe presa in culo quella sera

sol Donna Rosa e non l'Italia intera.


(Roberto Benigni)


non sembra nemmeno lui O_O, il grande poeta e qua e là : ) è fantastico!
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Raccolta di materiale interessante - Page 2 Empty La Carfagna e lo spettro dell'omofobia

Post by Shelby Wed 21 May 2008, 23:24

Da Articolo 21


La Carfagna e lo spettro dell'omofobia

di Anna Paola Concia*

Mara Carfagna. Peccato, era partita bene con le dichiarazioni sulla legge 194, poi come succede a tutti i politici italiani, quando si parla di omosessualità, “straparla”. E’ un brutto riflesso condizionato, determinato dalla paura, da una omofobia inconsapevole che purtroppo nel nostro paese è molto diffusa soprattutto nel mondo della politica. Ma quello che Mara Carfagna va dicendo, e cioè che gli omosessuali oggi in Italia stanno benissimo e non hanno più problemi, non è solo figlio dell’inesperienza, della non conoscenza di un mondo e delle sue problematiche. Le parole della Ministra sono figlie di una strategia ben precisa tipica dei conservatori all’italiana: essi devono insinuare nel senso comune diffuso che gli omosessuali stanno benissimo e le loro rivendicazioni sono inutili e inopportune. E’ molto pericoloso tutto questo, perchè accende un dubbio e soprattutto continua un’opera denigratoria, di cui non si sente il bisogno, verso gay, lesbiche, transessuali.. Bisogna rispondere con decisione e concretezza a questo che a mio avviso è un vero e proprio progetto politico e culturale. Bisogna trovare strumenti nuovi per contrastarlo, metterli di fronte a fatti concreti : bisogna che tanti di noi che hanno fatto coming out dimostrino quanto false siano le parole del Ministro, e che benissimo non si sta specie se lo status sociale ed economico non aiuta. Ma va allo stesso tempo messo in piedi anche un grande progetto culturale di lotta all’omofobia, in tutti i settori della società: nel mondo del lavoro, nella scuola e nelle forze armate. Ci devono aiutare tutti quegli economisti e sociologi consapevoli che le società inclusive sono quelle più ricche economicamente e socialmente. Ci devono aiutare tutti quelli che sanno che i diritti sociali e i diritti civili devono camminare insieme, perchè solo insieme si arriva alla modernità. Bisogna trovare il linguaggio giusto e non arroccarsi. Non dobbiamo avere paura. Il Centro destra sta giocando con gli istinti più bassi degli esseri umani: facile, ma per noi pericolosissimo, ci vuole sapienza per contrastare tutto questo. Una sapienza in più che la nuova cultura politica del PD deve avere il coraggio di avere.


*Deputata PD – Portavoce Tavolo lgbt PD
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Post by Shelby Sat 24 May 2008, 12:08

Da Articolo 21:women in the city

NOI
e l'articolo 21 della Costituzione

di Nella Condorelli

Riceviamo una mail dalla collega Valeria Palumbo, caporedattore de “Europeo”, storico periodico italiano, che ci fa gli auguri per la presentazione del nostro magazine nel corso dell’assembea generale dell’associazione Articolo 21, e a proposito dell’altro articolo 21, quello della Costituzione italiana a difesa della liberta’ d’espressione e di stampa, lancia un’idea.
Scrive Valeria:l’idea e’ semplice. Ingrandiamo il testo dell’articolo, facciamone centinaia di fotocopie, e appendiamo il manifesto alle finestre, come si fece con i lenzuoli bianchi a Palermo contro la mafia, come si fece con le bandiere della pace contro la guerra in Iraq. Se il problema attuale del nostro Paese e’ l’intorpidimento delle coscienze, una risposta possibile - per noi che operiamo sui terreni dell’informazione - sta nella capacita’ di suscitare un’azione vigile e continua, facile e alla portata di tutti, che denunci l’appiattimento.
Dunque, la nostra collega avanza un’idea semplice, un gesto di democrazia diretta con l’obiettivo di (ri)destare l’attenzione pubblica su uno degli articoli fondanti la nostra Repubblica, e sceglie uno strumento – i manifesti alle finestre… -, che fa immediatamente pensare ai gesti della quotidianeita’ delle donne, quindi lo affida ad una sorta di tam tam via internet.
A me, viene una riflessione: che cosa intendiamo, e di che vogliamo parlare quando ci rivolgiamo alla gente, ai non addetti ai lavori, per sviscerare attraverso l’articolo costituzionale il tema dell’informazione e delle sue liberta’? Non ci sono molte variabili. Di certo, parliamo di responsabilita’ della professione e di regole, parliamo dell’obbligo di distinguere e far distinguere tra fatto e opinione, parliamo dell’esercizio della replica come diritto/ dovere a garanzia della pluralita’ dei punti di vista, parliamo di deontologia e di etica, parliamo di giovani cui trasmettere il valore della narrazione e l’emozione del narrare… Ma parliamo anche di alfabetizzazione professionale continua, umile, quella che ci radica nella realta’ e ci conduce a non perdere il senso della misura di noi.
Il punto, dunque, e’ (ri)metterci in discussione, per rimetterci in gioco. (Ri)partire da noi stessi, giornalisti e giornaliste. Una pratica che l’azione politica delle donne ha da tempo elaborato e sperimentato, con inevitabili sofferenze personali e collettive. Ma non c’e’ altra strada, per parlare alla gente, se non che (ri)trovare il senso di essere, noi stessi, gente. E’ la differenza che passa tra una cittadinanza piena che non ha paura di declinarsi e una democrazia malata.


13/05/2008
Nella Condorelli

Nella Condorelli, giornalista professionista e scittrice, specializzata in affari esteri e mondo islamico. Si occupa da sempre di questione femminile e di informazione di genere, in Tv e nella stampa scritta. Premio Cronista 1994 - Coppa speciale del Capo della Polizia - per i suoi articoli sulle donne Algerine e il Magreb.
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Post by Ninus Tue 27 May 2008, 16:03

Dalle pagine del Corriere:

ROMA - Scontri all'esterno dell'Università "La Sapienza" di Roma tra militanti di estrema destra e giovani antifascisti. I disordini si sono verificati in via Cesare de Lollis. Ci sono anche alcuni feriti. Polizia e carabinieri stanno cercando di ricostruire l'accaduto.

FERITI - Alcuni giovani dei centri sociali raccontano che uno di loro è stato accoltellato. Secondo i primi accertamenti, ci sarebbe anche un ragazzo di destra ferito. I feriti dei collettivi ricoverati in ospedale «sono 3, Emiliano, Giuseppe e Giacomo», riferiscono gli studenti antifascisti, «ma in tutto i feriti sono 7».

LA RICOSTRUZIONE - Alcuni testimoni raccontano che il gruppo di giovani di sinistra stava attacchinando manifesti contro la presenza di Forza Nuova alla Sapienza (mercoledì era previsto un convegno sulle Foibe poi annullato dal rettore) proprio di fronte ai cancelli dell'Università, quando un'auto con a bordo 4 ragazzi si è fermata in mezzo alla strada provocando gli altri giovani. È partita così la rissa: i giovani nella vettura erano armati di coltelli, mentre gli altri hanno potuto contare sulla superiorità numerica. Il risultato, visibile ancora in via De Lollis, è l'auto completamente sfasciata e, riferiscono ancora i testimoni, alcuni feriti, di cui almeno uno portato in ospedale.

AGGRESSIONE - «È stata un'aggressione con cinte, bastoni e coltelli fatta da militanti attivisti di Forza Nuova» denuncia Francesco Raparelli della Rete per l'autoformazione. «Ci sono persone in ospedale con ferite da armi da taglio, sono gravissimi. I ragazzi aggrediti- spiega Francesco Brancaccio, studente di Scienze Politiche - stavano attacchinando un manifesto per l'assemlea di domani. Ci sono studenti in ospedale in condizioni gravi, con ferite da arma da taglio, ci sono tanti testimoni».
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Post by Ninus Tue 27 May 2008, 16:28

Che dire...neofascismo...

Diranno anche oggi i telegiornali che si tratta di bullismo?

Poverini, non sono neofascisti, sono dei ragazzi che si sfogano, sono dei nichilisti. Certo utilizzano simboli del fascismo e del nazismo ma, capiteli, non sanno nemmeno cosa significhino. Non è un attacco politico come non lo era quello della camorra contro i rom, non lo era quello di Verona, non lo era quello di Roma contro i negozi di giovani lavoratori per bene (ma guardacaso immigrati) non lo era quello contro quel conduttore di radio Deegay (sempre a Roma)...

in tutto quuesto caos si sentono le voci dei "preti" del Pd con l'inno "volemose bene"...

l'unica voce critica, di opposizione (oltre all'altra opposizione rimasta in Italia, ossia quella del Partito Socialista Obrero Espanol e dei suoi esponenti del vero governo ombra) arriva da un socialista, Claudio Fava:

Fava -Raggiunto telefonicamente da aprileonline, Claudio Fava, neoleader di Sd, commenta l'accaduto e i motivi della sua partecipazione alle manifestazioni. "Siamo qui a testimonianza di una città che non si riconosce nelle paranoie di deriva fascista cui abbiamo assistito in questo raid, e inoltre a dimostrare che la politica di integrazione e interazione passa attraverso la capacità di essere vicini in circostanze come queste. C'è una città che non si appiattisce su questa vocazione securitaria di cultura fascista, che non sa far altro che produrre la cultura del nemico". Cultura del nemico che, a quanto pare, a Roma e nel resto d'Italia sembra coinvolgere e influenzare soprattutto le nuove generazioni, sulle quali prima o poi andrà avviata una riflessione concreta magari individuando anche le responsabilità della società che li circonda: "Senza dubbio -risponde Fava-; e in questo momento il modo migliore per farlo e non ridurre fatti del genere a episodi di puro vandalismo isolato, o neofascitsta, perché in realtà rivelano un malessere sociale contenente una pericolosa trasversalità generazionale. Fingere che ci sia soltanto "l'idiota", privo di senso comune e cresciuto come "metastasi", significherebbe rendere un pessimo servizio alla società tutta".

che ieri ad Exit (pensate voi, erano lui ed un giornalista de El Pais, il noto giornale spagnolo vicino al Psoe, anche questo uno dei pochi giornali d'opposizione in Italia, contro Fiore di forza uova, Borghezio di lega mangiapolenta e la Mussolini, Mussolini, del popolo delle libertà, Libertà) ricordava come l'introduzione dell'aggravante causa clandestinità è un passo indietro rispetto al principio d'uguaglianza formale (quel principio caro ai liberali rivoluzionari francesi del 1789) per cui non si punisce per quel che si fa ma per quel che si è...

Che penso? Propongo questo: bisogna ripartire dall'opposizione, abbiamo bisogno quindi di formare un partito di sinistra sul modello del Psc (Partit dels Socialistes de Catalunya) federato con il Psoe: si potebbe chiamare FIPSE (federazione italiana del partito socialista spagnolo)... non mi vengono alte idee al momento.
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Post by Shelby Tue 27 May 2008, 22:02

già partire dall'opposizione, ma seriamente però.
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Post by Shelby Tue 27 May 2008, 22:36

Da Peace Reporter

L’Italia non ripudia la guerra

Afghanistan - 22.5.2008
L’Italia non ripudia la guerra
Il governo Berlusconi scopre le carte sulla guerra in Afghanistan



Ieri sera il ministro degli Esteri, Franco Frattini, dopo aver incontrato il suo omologo canadese Maxime Bernier, ha scoperto le carte del governo Berlusconi sull’impegno militare italiano in Afghanistan. Frattini ha dichiarato che “c’è bisogno di adeguarsi rapidamente alle minacce” e che quindi l’Italia è “pronta a discutere con la Nato la revisione dei caveat” al fine di garantire una “maggiore efficacia e flessibilità di impiego delle nostre truppe”. Il ministro ha detto che questi cambiamenti verranno discussi alla conferenza sull’Afghanistan in programma per il 12 giugno a Parigi. E saranno resi operativi ad agosto, quando l’Italia lascerà il comando della capitale Kabul ai francesi, spostando tutto il contingente (2.600 soldati) sul fronte occidentale di Herat e Farah.

L’origine dei caveat italiani nella primavera 2006. I caveat sono le limitazioni imposte dal governo nazionale all’impiego delle truppe che operano in una missione internazionale. Essi riguardano due aspetti: l’area geografica di operazione e le regole d’ingaggio. Quando, nel maggio 2006, il generale britannico David Richards sostituì il generale italiano Mauro del Vecchio al comando della missione Isaf, la Nato stabilì che tutte le forze speciali e le forze aeree dei contingenti nazionali dovevano essere liberamente impiegabili su tutto il territorio afgano (anche sul fronte meridionale di Helmand-Kandahar) anche in operazioni offensive preventive. Il governo Prodi impose subito dei caveat che impedivano alle nostre truppe e ai nostri mezzi aerei di operare fuori dalle province del settore occidentale (Herat, Farah, Ghor, Baghis) e di prendere parte a operazioni di guerra che non fossero azioni di difesa. Fu stabilito che le deroghe a questi caveat erano possibili solo previa autorizzazione del governo italiano, rilasciata non prima di 72 ore dalla richiesta dei comandi Nato.

Il loro progressivo allentamento da fine 2006 a oggi. Pochi mesi dopo, su pressione di Stati Uniti, Gran Bretagna e Canada, il governo di centro-sinistra autorizzò segretamente una maggiore flessibilità nel rispetto dei caveat. Questo permise un sostanziale adattamento dell’Italia alle nuove regole d’ingaggio della Nato e quindi la partecipazione dei nostri soldati e delle nostre forze speciali a diverse operazioni di combattimento, offensive e non più solo difensive. La limitazione geografica dell’impiego del nostro contingente è rimasta invece sempre in vigore: i nostri elicotteri non vennero inviati in soccorso dei britannici circondati dai talebani a Musa Qala, le nostre truppe, comprese le forze speciali, non hanno mai varcato i confini meridionali del settore ovest. Ma nei mesi scorsi anche questa limitazione pare sia venuta meno: secondo indiscrezioni, a marzo il governo Prodi ha autorizzato la partecipazione degli incursori italiani della Task Force 45 a un’operazione anti-guerriglia (ufficialmente si trattava di un’esercitazione) delle Sas britanniche e dei Berretti Verdi statunitensi nelle province meridionali di Helmand e Kandahar.

In concreto, ecco cosa cambierà dalla prossima estate. Frattini ha parlato di “revisione”, non di “abolizione” dei caevat. E’ quindi probabile che a Parigi l’Italia proporrà semplicemente di rendere ufficiali e stabili le ‘concessioni’ ufficiose e occasionali già fatte dal precedente esecutivo. Ciò significa quindi che, da agosto in poi, i duecento incursori italiani della Task Force 45 e i nostri elicotteri da guerra della Task Force Fenice potranno venire liberamente e stabilmente impiegati nella guerra contro i talebani nel sud dell’Afghanistan. E che le mille truppe italiane da combattimento dei due Battle Group attivi dalla prossima estate nel settore ovest potranno operare con le regole d’ingaggio Nato, quindi non dovranno più limitarsi a entrare in azione solo in caso di attacco talebano, ma potranno effettuare anche operazioni offensive preventive come fanno oggi le truppe Usa, britanniche e canadesi nel settore meridionale.
Con buona pace dell’articolo 11 della Costituzione, secondo cui “l’Italia ripudia la guerra”.

Enrico Piovesana
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Post by Ninus Wed 28 May 2008, 11:25

Mi hanno riferito che Frattini a colazione utilizza una copia della Costituzione come bavaglino...

anche D'Alema mandò le truppe in Kosovo...

anche qui è tutto bipartisan...
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Post by jabuticaba Wed 28 May 2008, 13:48

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Post by Ninus Wed 28 May 2008, 16:13

Mioddio, ho visto il video. Orrore.

Paladini della democrazia.
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Post by Shelby Sat 31 May 2008, 19:01

Guardate, posso solo dire che nonostante io segua tutte queste cose da anni ormai, nonostante mi impegni per divulgarle, mi sento sempre sconfitta perché la gente non ci crede.

Sono troppo delusa, soprattutto da chi ha l'intelligenza e la sensibilità di capire ed, invece, volontariamente e deliberatamente, chiude gli occhi e preferisce non vedere.
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Post by Shelby Tue 03 Jun 2008, 21:49

Da Peace Reporter

Cluster, accordo raggiunto

A Dublino 111 Paesi firmano per la messa al bando

I delegati di 111 Paesi hanno raggiunto ieri a Dublino un accordo storico per la messa al bando delle cluster bomb. Dopo dieci giorni di intensi e spesso confusi negoziati, la notizia dell'accordo è arrivata a sorpresa, preceduta dalle dichiarazioni della Gran Bretagna che aveva anticipato ieri mattina la decisione di smantellare le cluster dal proprio territorio. "La Convenzione sulle armi a grappolo prevede - ha annunciato il ministro degli Esteri irlandese Micheal Martin - che ogni stato firmatario si impegni in modo solenne a non utilizzare, produrre o acquistare" qualsiasi tipo di munizione cluster. Il testo, concordato con due giorni di anticipo rispetto alla fine dei lavori, verrà votato e approvato venerdi in seduta plenaria e firmato definitivamente il 3 dicembre a Oslo.

Boicottaggio. Proprio a Oslo era infatti iniziato, nel febbraio 2007, il processo che ha portato alla decisione attuale. Attraverso alcune tappe intermedie (Wellington, Lima, Vienna), è stata elaborato un accordo che obbliga ogni Paese firmatario a non: usare munizioni cluster; produrre, acquistare, commercializzare, stoccare, trasferire direttamente o indirettamente munizioni cluster; assistere o incoraggiare chiunque a intrattenere attività proibite dall'accordo con un altro Stato membro della convenzione. Secondo gli accordi, i Paesi dovranno procedere alla distruzione dei loro arsenali di munizioni cluster entro otto anni dalla firma dell'accordo. Secondo i detrattori del processo di Oslo, questo lascerà il tempo per la costruzione di nuove munizioni, sempre più sofisticate e sempre più precise, in grado di produrre danni minori alle popolazioni civili e aggirare eventuali restrizioni. I maggiori Paesi produttori di cluster bomb hanno boicottato la conferenza di Dublino. Stati Uniti, Russia, Cina, India, Israele e Pakistan erano infatti assenti, e come tali non rientrano nella convenzione.

La posizione dell'Italia. Il Senato ha votato ieri sera all'unanimità (con 271 voti) un ordine del giorno bipartisan per la messa al bando delle cluster bomb, le cosiddette bombe a grappolo. L'ordine del giorno è il frutto di un'intesa raggiunta all'ultimo momento tra la maggioranza e l'opposizione. L'odg impegna il governo "ad assumere nell'ambito della Conferenza di Dublino, a seguito della dichiarazione di Oslo, nel rispetto degli impegni internazionali e delle operazioni di pace delle Nazioni Unite dell'Ue e dell'Alleanza Atlantica, anche in relazione alle esigenze di integrazione reciproca, una decisa posizione a favore della messa al bando delle cluster bomb".

Il nostro Paese era presente alla conferenza di Dublino con un cartello di organizzazioni, riunite nella 'Campagna italiana contro le mine', il cui coordinatore, Giuseppe Schiavello, è stato raggiunto telefonicamente da PeaceReporter.

Schiavello, come giudica la posizione del nostro Paese?
E' una posizione che cerca di tutelare anche l'interesse degli Usa. Impossibile pensare il contrario, con la presenza delle basi Nato. A differenza delle mine anti-persona, gli Usa tengono moltissimo a mantenere lo stock di munizioni cluster nelle loro basi anche in Gran Bretagna, Germania. Gli Usa hanno fatto pressioni diplomatiche fortissime per evitare il divieto di operazioni congiunte, ovvero l'interoperabilità, che avrebbe sancito la possibilità per gli Stati firmatari di usare le cluster bombs nelle operazioni congiunte o nel caso di intervento in supporto ad altre nazioni. Uno degli altri articoli dibattuti è stato quello sulla transizione, e fortunatamente non è stato approvato. Si chiedeva che trascorressero dai 10 ai 15 anni per l'entrata in vigore del trattato.

Qual'è il prossimo passo?
La firma del Trattato a Oslo, a dicembre, poi una legge nazionale di ratifica. Con la ratifica di trenta Paesi, il Trattato entrerà ufficialmente in vigore.
Luca Galassi
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Post by Shelby Wed 25 Jun 2008, 15:27

Da Micromega

Adesso basta: i reati ce li facciamo da noi

di Renzo Butazzi
Tutte le leggi per garantire maggior sicurezza agli italiani erano state rigorosamente applicate. Gli stranieri presenti nel paese erano regolari, con un permesso di soggiorno con obbligo di domicilio fisso, un lavoro sottopagato per legge, le impronte digitali presso gli archivi delle questure e su un cartellino plastificato che dovevano portare al collo.
Per scoraggiare ancor più gli stranieri dal compiere un reato, anche se residenti, la legge prevedeva un aggravante che arrivava a triplicare la pena che sarebbe stata comminata a un indigeno per la medesima colpa. L'aggravante era graduata in base alla nazionalità ed era massima per gli extracomunitari.
I residenti di colore erano suddivisi in categorie secondo la tonalità e i più scuri non potevano uscire di notte se non con una striscia rifrangente bianca intorno alla fronte,
in modo che fossero chiaramente individuabili
Inoltre, come quando chi vuol prendere la cittadinanza degli Stati Uniti deve dimostrare che conosce la Costituzione di quel paese, qualunque extracomunitario, chiaro o scuro che fosse, prima di avere il permesso di soggiorno doveva superare la prova principe: mangiare una intera salsiccia di maiale.

Il governo era molto soddisfatto dei risultati raggiunti perché i reati compiuti da stranieri erano scomparsi. Ormai gli assassini, i rapinatori, gli scippatori, gli stupratori, i figli che uccidevano i genitori o viceversa, i compagni di scuola che violentavano e torturavano le compagne, erano tutti dei nostri.
Secondo gli ultimi sondaggi gli italiani si sentivano un poco più sicuri, ma, soprattutto, si sentivano orgogliosi. Almeno in questo campo la concorrenza era stata battuta.

(24 giugno 2008)
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Post by Ninus Wed 25 Jun 2008, 16:54

In queste situazioni non resta altro che dire, con forza, nessuno è illegale (l'ho presa dal titolo di un album dei Jeff Neve trio, nobody is illegal), sono i comportamenti lesivi che devono essere vietati.
Oppure non resta che dire "siamo tutti extracomunitari" (che poi è anche vero, ad esempio vedendo le origini arabe del mio cognome si potrebbe dire che sono un immigrato di 100esima generazione eheh).

Perchè finisco per citare sempre i danesi? Quando ci fu l'invasione nazista della danimarca, i gerarchi imposero ai cittadini danesi di religione ebraica di mettere la stella di david sul braccio. I cittadini danesi di altre religioni o atei, per primo il Re stesso di Danimarca, si misero tutti la stella di david, impedendo così qualsiasi repressione da parte dei gerarchi nazisti e dei soldati semplci che "eseguivano soltanto ordini".

Insomma, quando inizia il razzismo bisogna bloccarlo subito perchè si sa quando si inizia ma non si sa quando si finisce.

Concludo con la frase: sono extracomunitario.
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Post by Shelby Wed 23 Jul 2008, 13:04

La Corte Penale Internazionale e l’Africa
All’Aja hanno un conto aperto con il continente nero?

scritto per noi da
Matteo Fagotto

La richiesta di un mandato di cattura internazionale contro il presidente sudanese Omar Hassan al-Bashir, emessa dal Procuratore della Corte Penale Internazionale, Luis Moreno Ocampo, per i presunti crimini di guerra commessi in Darfur, ha scatenato, come prevedibile, un vespaio di polemiche. I sostenitori della colpevolezza del presidente gridano alla vittoria, quasi che la condanna fosse già stata emessa, mentre i suoi difensori accusano Ocampo di essere un burocrate al soldo degli Occidentali.
Constatato che il dare patenti di colpevolezza (o innocenza) a priori non è solo un vizio del Belpaese, questo articolo non intende aggiungersi alla già ampia ridda di polemiche, queste sì politiche, sulla vicenda, ma vuole soffermarsi su due importanti questioni finora trascurate dagli opinionisti.

Il primo punto riguarda il modo in cui la Cpi ha ottenuto la giurisdizione sul Darfur, visto che il Sudan non è tra i 106 stati che hanno ratificato il Trattato di Roma, istitutivo della Corte. Il caso è stato trasmesso al Procuratore con la risoluzione 1593/2005 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, il quale ha ritenuto che perseguire i crimini di guerra in Darfur fosse fondamentale per il raggiungimento di una pace duratura nella regione. Ciò significa che la decisione è stata presa con l’avallo, tacito o esplicito, dei cinque membri permanenti del Consiglio, tre dei quali (Usa, Russia e Cina) non hanno ratificato il Trattato di Roma e non riconoscono la giurisdizione della Corte sul proprio territorio. E, grazie al potere di veto, sono immuni dall’appiglio legale utilizzato nei confronti del Sudan.
Arrogarsi il diritto di passare sopra la sovranità di uno Stato non è una decisione condannabile a priori, se fondata su gravi motivi come possono essere i crimini in Darfur, ma a condizione di essere tutti sullo stesso piano. Che alcuni membri permanenti del Consiglio di Sicurezza (la Russia votò a favore della risoluzione, Usa e Cina si astennero) possano decidere di far giudicare i membri di uno Stato da una Corte a cui non riconoscono la giurisdizione su se stessi non è solo un controsenso politico. Uno dei princìpi cardine del diritto internazionale è la parità giuridica tra gli stati. Sancire l’esistenza, in termini legali, di una serie A di pochi eletti è un precedente pericoloso, perché mina la credibilità e le basi stesse su cui si basano i poteri della Corte e dell’Onu.

Ma c’è un altro dato interessante che riguarda l’operato della Corte. Finora, gli incriminati sono tutti africani: cinque congolesi, quattro ugandesi e due sudanesi. La cosa non è sfuggita all’opinione pubblica del continente, stanca di essere l’osservato speciale della Corte.
Certo, gli undici finiti alla sbarra hanno tutti, in un modo o nell’altro, preso parte a conflitti. E, a parte il Sudan, negli altri tre stati coinvolti (Repubblica Centrafricana, Uganda e Repubblica Democratica del Congo) la Corte è intervenuta su richiesta dei rispettivi governi. Ma perché non perseguire anche i crimini di guerra commessi in Colombia, in Iraq o in Nepal?
In questi primi anni di vita, la Cpi ha dovuto mantenere un difficile equilibrio: da un lato perseguire i criminali di guerra per dare una prova tangibile della sua autorità ma, allo stesso tempo, scegliere obiettivi non troppo in vista per evitare complicazioni politiche che ne minassero il futuro. Per queste ragioni l’Africa, teatro di guerre spesso prive di un grande risalto internazionale e scoppiate in stati diplomaticamente deboli, si presta ad essere un test abbastanza probante ma a basso rischio.
Intendiamoci, nessuno sta mettendo in dubbio l’utilità della Corte dell’Aja. La sua nascita è una pietra miliare per la tutela dei diritti umani in tempo di guerra. E gli undici casi in questione potrebbero contribuire a migliorare la situazione dei diritti umani in Africa. Proprio per questo, però, sarebbe ora che la Cpi si interessasse anche delle altre emergenze mondiali. Così toglierebbe un alibi a chi vuole sminuirne il ruolo accusandola di guardare solo alle malefatte degli africani.

Fonte: Peace Reporter
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Post by Ninus Wed 23 Jul 2008, 16:51

In un blog si discuteva sull'esistenza o meno del diritto internazionale (pubblico).

Secondo me siamo ben lungi da questo, poichè vi è una difficoltà oggettiva. Il moderno stato liberale di diritto con la tripartizione dei poteri (legislativo, giudiziario, esecutivo) è strutturato in maniera tale che vi siano bilanciamenti al suo interno (il parlamento eletto approva le leggi, che regolano i limiti della pubblica amministrazione, che vengono applicate dai giudici e autorizza tramite la fiducia il potere esecutivo).

Nel caso del diritto internazionale si avrebbe l'anomalia che un terzo potere esterno si metta a giudicare in base a leggi che magari il parlamento non ha mai prodotto.

L'unico modo per l'esistenza del diritto internazionale è quello pattizio, contrattuale, intergovernativo. Solo che c'è sempre il dubbio che i paesi più grandi si mettano d'accordo tra di loro per proteggere i propri interessi (si parla malissimo dell'Onu da anni per il fatto che nel consiglio di sicurezza ci siano i vincitori della seconda guerra mondiale).

I paesi più grandi possono naturalmente mettersi d'accordo, viste le affinità filosofiche, giuridiche, economiche e politiche, ma ci sarà sempre qualche paese che si ribellerà, ed essendo il diritto pattizio non potranno che esserci ritorsioni economiche o militari.

Questo sta accadendo con l'Africa ed il tribunale internazionale.
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Post by Shelby Tue 29 Jul 2008, 12:17

Sul diritto internazionale pubblico dovremmo aprire un topic specifico, poiché ci sono diverse cose da dire, ma forse la cosa che in questo momento mi sembra più riassuntiva è che è un'utopia Raccolta di materiale interessante - Page 2 706892
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